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  • La Cicogna: Narratrice di Biografie Pedagogiche

    La Cicogna: Narratrice di Biografie Pedagogiche

    La Cicogna: Narratrice di Biografie Pedagogiche

    La Cicogna: narratrice di Biografie Pedagogiche è un titolo che nasce da una lettura di un brano che mi colpì profondamente durante un periodo difficile della mia vita: il cancro di mio padre.

    Il brano è questo:

    “Un uomo che viveva presso uno stagno, una notte fu svegliato da un gran rumore. Usci allora al buio e si diresse verso lo stagno ma, nell’oscurità, correndo in su e in giù, a destra e a manca, guidato solo dal rumore, cadde ed inciampò più volte. Finché trovò una falla sull’argine da cui uscivano acqua e pesci: si mise subito al lavoro per tapparla e, solo quando ebbe finito, se ne tornò a letto. La mattina dopo, affacciandosi alla finestra, vide con sorpresa che le orme dei suoi passi avevano disegnato sul terreno la figura di una cicogna”. (Blixen 1959, La mia Africa, Feltrinelli, Milano 1996, p200)

    A questo punto ci potremmo porre alcune domande:

    “Quando il disegno della mia vita sarà completo, vedrò o altri vedranno una cicogna?”

    “Il percorso di ogni vita si lascia alla fine guardare come un disegno che ha un senso?”

    Tu mi guardi, Tu mi racconti

    La filosofa Adriana Cavarero nel suo libro “Tu mi guardi, Tu mi racconti” inizia, con questa storia e scrive:

    “Con tutta evidenza non si tratta di un disegno previsto, progettato e controllato. Anzi il povero uomo richiamato da una circostanza esterna, corre nel buio e inciampa, lavora duro e, solo quando il disastro è rimediato, se ne torna a casa. […] Il suo percorso mescola l’intenzione agli accidenti […] il disegno – non i tratti confusi, ma l’unità di una figura – non è ciò che guida in dall’inizio il percorso di una vita, bensì ciò che tale vita si lascia dietro. La cicogna la si vede solo alla fine, quando chi l’ha tracciata con la sua vita o altri spettatori, guardando dall’alto, vedono le orme lasciate sul terreno”. (Cavarero, 1997, Tu che mi guardi tu che mi racconti, Feltrinelli, Milano 2003 pp7-8)

    Il disegno è appunto la storia, nel senso che il disegno che ogni essere umano si lascia dietro, altro non è che la storia della sua vita. L’unità figurale del disegno, il significato unitario della storia, può essere posta, da chi la vive, solo in forma di interrogazione. O forse di desiderio. Non è del resto un caso che il racconto infantile, animato dal movimento del disegno.

    La narrazione della cicogna: protagonista di un folklore che in Europa non ha confini. La cicogna, porta i bambini e narra loro le fiabe. (Warner 1995, From the Beast to the Blonde, Vintage, London).

    La Cicogna: Trasporta e Tramanda

    La cicogna non “fa”, porta, trasporta, tramanda. È una narratrice, una storyteller, che racconta storie. Ogni essere umano è unico e irripetibile. Per quanto corra disorientato nel buio, non ricalca mai il medesimo percorso, non si lascia mai dietro la medesima storia.

    La vita non può essere vissuta come una storia, perché la storia viene sempre dopo, risulta.

    Il Narratore, tracciando la cicogna sul foglio, accompagna col disegno il racconto. La narrazione, è un’arte delicata, essa “rivela il significato senza commettere l’errore di definirlo”. Arendt, 1995, Isak Dinesen (1885-1962) in Blixen K., Dagherrotipi, Adelphi, Milano).

    La cicogna non “fa” porta, trasporta, tramanda. E’ una narratrice, una storyteller, racconta storie.
    La cicogna non “fa”: porta, trasporta, tramanda

    Contrariamente alla filosofia, che da millenni si ostina a catturare l’universo nella trappola della definizione, la narrazione rivela il finito nella sua fragile unicità e ne canta la sua storia.

    Come racconta la fiaba, si tratta di un disegno che ha la durata di una mattina.

    La cicogna è fragile, è il dono di un attimo nel miraggio del desiderio. C’è un’etica del dono nel piacere del narratore.
    Chi narra non solo intrattiene e incanta, come Sheherazade, ma regala ai protagonisti delle sue storie, la loro cicogna.

    La Narrazione come Desiderio Umano

    Se lasciarci indietro un disegno, “un destino”, una figura irripetibile della nostra esistenza,

    “è l’unica aspirazione degna del fatto che la vita ci è stata data”,

    nulla risponde al desiderio umano, più del racconto della nostra storia.

    Secondo Karen Blixen la domanda:

    “Chi sono Io?” sgorga, prima o poi, dal moto di ogni cuore.

    Si tratta di una domanda che solo un essere umano può pronunciare sensatamente.

    La sua risposta sta nella regola classica della narrazione di una storia.

    La Cicogna: Narratrice di Biografie Pedagogiche continua nel prossimo articolo alla ricerca dei Significati Narrativi e di Riflessività nelle Diagnosi.

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  • Cresciuti insieme: una Madre possibile

    Cresciuti insieme: una Madre possibile

    Esperienza di una Donna-Madre Single: Cresciuti insieme

    Cresciuti insieme, racconta la mia esperienza di Donna-Madre, possibile. Esperienzanarrata è un blog che narra aspetti biografici intrisi di Amore e Valore.

    Qui riporto con emozione un brano scritto nel 2011, modificato per contestualizzare il periodo attuale. Il brano originale si trova a pag.307 del libro “Maternità possibili, 122 Storie, Testimonianze e Riflessioni”, Edizioni Scalino.

    L’idea venne dalla mia amica Pedagogista e scrittrice di Fiabe, Rosa Rita Formica, che mi propose ad un gruppo di professioniste di Milano (tra cui Irene Auletta) che raccoglievano testimonianze di vissuti di Madri e Possibili Madri.
    Nel periodo in cui stavo uscendo dall’ospedale a seguito di una trombo-embolia polmonare massiva, fui contattata.

    Era il 5 Maggio 2011, e quel giorno segnò l’inizio di un nuovo capitolo della mia vita. Ancora oggi, a distanza di 10 anni considero quell’evento come una seconda chance per vivere una Vita più Consapevole del suo Valore.

    Narrazione Autobiografica: un’Emozione Valoriale intrisa d’Amore

    Ho ricostruito i momenti salienti della mia esistenza, esponendo con razionalità e maturità fatti che altrimenti sarebbero rimasti solo nei miei ricordi. Raccontarsi ad un figlio, sapendo quasi sicuramente che non ti leggerà, mi ha svincolato dal sentirmi sotto pressione, permettendomi di esprimere liberamente sentimenti ed esperienze.

    Questa esperienza di scrittura rappresenta ciò che chiamo: Metodo Biografico. E’ un lavoro che nelle Biografie Pedagogiche viene consegnato e custodito nelle famiglie, desiderose di lasciare memorie ai posteri, ridando Valore ai loro predecessori. Le Biografie Pedagogiche nella norma sono un percorso Pedagogico, Educativo e Privato.

    In questo caso viene presentata ad un pubblico, perché è stata una mia scelta, ne sono l’autrice e protagonista.

    Una Moglie Possibile

    Caro Federico,
    eccomi qui a scriverti ripensando al nostro percorso insieme, 22 anni.

    Avevo la tua età quando mi sposai. Ero una giovane donna vivace, di carattere forte che si era impostata la vita pensandola secondo una sequenza di obiettivi da raggiungere.

    I sette anni che trascorsi con tuo padre furono dedicati interamente alla progettualità di una famiglia solida e alla creazione di un benessere professionale.

    All’epoca decisi di abbandonare gli studi universitari. Dopo qualche anno di vita di coppia, sentii il bisogno di costruire una famiglia con figli. Speravo di avere almeno due, tre figli e non temevo di di non riuscire a conciliare famiglia e lavoro. La nostra professione nello studio odontoiatrico mi permetteva di seguire con una certa flessibilità con i tempi.

    Progettualità e Realizzazione di Sogni

    Non sarei più diventata il medico come sognavo da bambina, ma aprire, organizzare e condurre uno studio odontoiatrico mi permetteva di esprimere la mia voglia di imprenditrice, acquisita da nonno Giacomo. Un altro sogno era dedicarmi agli Altri, caratteristica che mi definiva come “idealista”.

    Progettualità e Realizzazione di Sogni
    Esperienza missionaria in Tanzania. Dispensario di Iringa 1987

    Riuscii a convincere tuo padre a fare un’esperienza di missione e tre anni prima della tua nascita andammo in Tanzania per cinque settimane. Anche lì mi impegnai come assistente sanitaria. Ricordo con malinconia quel periodo che avrebbe dovuto consolidare il nostro matrimonio.

    Due anni dopo, entusiasta della precedente esperienza, mi attivai per ritornare in Africa, questa volta in Etiopia per gestire uno studio odontoiatrico. Ero felicissima, ma la gravidanza cambiò i piani. Ad aprile del 1988 scoprii di aspettarti, caro Federico. Rinunciai alla missione senza rimorsi, nonostante la soddisfazione di tuo padre per aver evitato una situazione non gradita a lui. Lì iniziai a capire che non stavamo andando nella stessa direzione.

    Una Madre possibile

    Una Madre possibile
    Il 6 gennaio 1989 giorno della tua nascita era freddissimo e c’era una fitta nebbia.

    Durante la gravidanza lavorai tutti i pomeriggi con tuo padre, ma la stanchezza mi costrinse a letto per una settimana nel mese di Dicembre. Il 6 gennaio 1989, tu nascesti, in un giorno freddo e nebbioso. A parte i nonni, non ricevetti visite di parenti, e così iniziammo la nostra vita insieme, soli.

    Se guardo a quegli anni, vedo la mia solitudine con tuo padre e i suoi genitori, perdendo il contatto con la mia famiglia d’origine. Nel novembre 1989, rimasi felicemente in attesa del tuo fratellino Emanuele. Avreste avuto un anno e mezzo di differenza: tu forse non puoi immaginare la mia gioia per l’accadimento di quell’evento.

    l mio modello di famiglia si stava realizzando.

    Sempre in quell’anno avevamo, inoltre, acquistato i locali del nuovo studio dentistico per cui tutto ciò che si poteva desiderare dal punto di vista del successo, si stava compiendo. La mia vita di coppia, invece, non si era evoluta: la tua nascita, aveva colmato, in me quel bisogno di dare e ricevere affetto da un altro essere umano e questa era una triste consapevolezza.

    Ora sareste stati in due

    Il cambiamento inaspettato

    Purtroppo, la gravidanza si interruppe il giorno di Santo Stefano, una settimana prima del tuo compleanno. Quando ripenso a quel fatto rinasce in me la rabbia e lo sconforto totale che provai in quei giorni. Tu eri piccolo, eri la gioia e scopo della mia vita per cui non ti avrei mai voluto negare la serenità che ti spettava, come bambino, ma inevitabilmente quella circostanza triste, segnò e divise le nostre tre vite.

    La perdita di Emanuele portò una crisi nel rapporto con tuo padre. Realizzai che la sua visione di famiglia prevedeva un solo figlio. Continuammo a lavorare insieme nello studio odontoiatrico, ma il distacco tra noi cresceva. la consapevolezza del mio disinnamoramento verso tuo padre arrivò quando capii che c’era un mondo fuori che mi aspettava.

    Un viaggio nella consapevolezza

    Inizialmente fu la conoscenza di uomo “ad aprirmi gli occhi” su ciò che desideravo realmente. Non era la persona incontrata, ma le differenze sostanziali rispetto a tuo padre che mi colpirono. Idealista, decisi che la tua esistenza non valeva il sacrificio di stare in quel sistema familiare.

    Credevo da 28enne di potermi riproporre in una nuova configurazione familiare e di vita.

    Sogni! Illusioni! Sbaglio nel voler pianificare tutto! Presunzione! Idealismo! Romanticismo! Cocciutaggine! Possessività! Insicurezza delle proprie risorse! Educazione tradizionale! Remissività ma nello stesso tempo indomabilità! Voglia di affermazione! Competitività!

    La lista è lunga per descrivere il perché, è andata male!

    Tu ed io insieme

    Durante il tuo terzo anno di vita, iniziasti ad essere “condiviso e diviso” tra me e tuo padre.

    Federico caro, so che non è stato facile per te. Ho sempre cercato di metterti “al primo posto” sopperendo alla mancanza di una famiglia completa. Organizzavo gite e visite par passare del tempo insieme, anche se spesso ci spostavamo per la mia natura inquieta.

    Cresciuti insieme

    Una passione importante è “la voglia di viaggiare” che considero fondamentale per la formazione. Nel viaggio si mettono in gioco capacità diverse come “il fai da te”, l’adattamento alla fatica sia fisica che emotiva, la socializzazione, la tolleranza alla differenza, l’accettazione delle “sfide” impreviste!

    Esperienzanarrata-abbraccio-a-parigi
    Abbraccio a Parigi- Cresciuti insieme
    Cresciuti insieme: la passione e la voglia di viaggiare
    Arrampicata di un ghiacciaio del Gran Paradiso

    Purtroppo per motivi economici siamo riusciti a concederci solo tour alle città italiane che però organizzavamo con grande accuratezza e curiosità artistica-culturale.

    Quando stavi frequentando la seconda media, ebbi un crollo psicofisico e tu mi rimasi accanto con le tue capacità di ragazzino.

    Crescere nello studio

    Crescere nello studio e raggiungere obiettivi
    Crescere nello studio e raggiungere obiettivi: giorno della discussione della Laurea

    Mi iscrissi a Pedagogia, una scienza che mi permetteva di “formarmi per formare”, “educarmi per educare”, “conoscermi per conoscere gli altri”. Abbiamo passato momenti privilegiati durante i miei studi universitari mentre tu frequentavi il liceo classico. Quegli anni ci hanno permesso di crescere insieme, consolidando il nostro legame.

    Da Madre a Donna Possibile

    Sei anni fa, hai concluso il tuo percorso universitario e ti sei trasferito in una tua abitazione. Ti ho accompagnato all’indipendenza concludendo un percorso educativo.

    Nonostante le difficoltà di comunicazione e tensioni causate da fattori esterni e anche, caratteriali, ci siamo accettati per quello che siamo.

    Il nonno Giacomo, il nostro “amorevole mediatore”, ci ha insegnato a rispettare i nostri ruoli:

    “io, madre e tu, figlio”

    amarci, onorarci ed io aggiungo, consolarci.

    Con Amore la tua Mamma

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