Empatia e Resilienza: Curo le Persone Ascoltando Me Stesso

Empatia e Resilienza Ascolto Cura e Umanità

La vita di un medico di pronto soccorso è segnata da un continuo susseguirsi di sfide, situazioni critiche e incontri umani che lasciano un segno indelebile. “Empatia e Resilienza: Curo le Persone Ascoltando Me Stesso” non è solo un titolo, ma una filosofia che Gianluca, medico di pronto soccorso, incarna ogni giorno nel suo lavoro. Questo articolo si collega al precedente, “Coraggio e Umanità: da manager a Medico d’urgenza”, in cui abbiamo iniziato a conoscere il suo straordinario percorso di vita. Attraverso le sue parole, ora esploriamo più a fondo la sua esperienza, fatta di emozioni, dedizione e resilienza, per riflettere sull’importanza dell’empatia e del rapporto umano nel contesto sanitario.

Empatia e Resilienza: le Relazioni con i Pazienti

Il nostro compito è accogliere le persone nel momento della sofferenza, non soltanto trattare la patologia. Spesso, il paziente arriva con un dolore senza una spiegazione organica evidente, ma questo non significa che la sua sofferenza sia meno reale. C’è una grande differenza tra curare una malattia e prendersi cura di una persona: il medico che si focalizza solo sull’organo può essere un ottimo specialista, ma rischia di perdere di vista il paziente e le sue necessità.

Non possiamo squalificare un paziente solo perché non rientra nei criteri di un’urgenza immediata. Dobbiamo accogliere la sofferenza nella sua totalità, che sia fisica o psicologica. Tutti i pazienti meritano rispetto e comprensione. Il nostro lavoro non è giudicare, ma offrire aiuto nel momento di massima fragilità.

Anni fa imparai un concetto importante dai ricercatori statunitensi David C. Slawson e Allen Shaughnessy: il ‘Patient-Oriented Evidence’ (POE) contrapposto al ‘Disease-Oriented Evidence’ (DOE). Il DOE si concentra sui parametri clinici e sui meccanismi della malattia, mentre il POE riguarda ciò che conta davvero per il paziente, come la qualità della vita e la sopravvivenza. Questo approccio aiuta a mantenere il focus sul paziente, anche quando ci si concentra sulla patologia. Il rischio è proprio quello: diventare bravissimi tecnici, ma dimenticare di trattare il paziente nel suo insieme.

Quando mi trovo di fronte a pazienti in stato di agitazione per abuso di sostanze o con disturbi psichiatrici, li accolgo per quello che stanno vivendo. Non è semplice, soprattutto in pronto soccorso, dove i ritmi sono serrati e la pressione è alta. Mantenere un atteggiamento rispettoso è fondamentale.

Empatia come Strumento Professionale

L’empatia è fondamentale. Se mentre stai lavorando su un caso arriva l’infermiere/a che ti dice, ‘Guardi, il parente richiede un’informazione’, devi trovare il modo di prenderti un momento e uscire a parlare con quel parente. Altrimenti lui, continuerà ad agitarsi, e basta poco per calmarlo. Anche solo dire: ‘Guardi, è stabile. Poi vengo a informarla’ lo fa stare tranquillo.

“Se invece lo lasci lì, quella tensione cresce, e in sala d’aspetto rischia di esplodere. Basta poco, un momento per dire: ‘Guardi, posso capirla, sto seguendo suo figlio, sto seguendo suo padre’, e già si tranquillizzano. Questa è empatia.

Empatia e Resilienza: Insegnamenti dai Pazienti

Sì, molte volte. Ogni paziente ha una storia che può insegnare qualcosa, anche attraverso una critica costruttiva. Mi ricordo una volta, era inverno, in pieno periodo Covid. Dopo un turno notturno sono entrato in un bar. Il barista mi ha riconosciuto e mi ha mostrato il dito che gli avevo ricostruito. Ricordava perfettamente quel momento e mi ha ringraziato. Sono attimi come questi che danno senso al nostro lavoro.

In ogni situazione, anche nei contesti più difficili come durante il Covid, sono emersi momenti che ci hanno fatto capire quanto l’empatia sia fondamentale nel percorso del medico. Un semplice gesto, un intervento riuscito, possono lasciare un segno indelebile nelle vite dei pazienti, ma anche in quella del medico stesso. Questi insegnamenti, che arrivano spesso in modo inatteso, rafforzano la resilienza necessaria per affrontare il continuo susseguirsi di sfide nel pronto soccorso.

La Resilienza del Medico Gianluca

Fisicamente mangio bene e faccio esercizio. Alcune volte di più, alcune volte di meno, ma sempre. Quando facevo Tai Chi con mia figlia, Ilaria e suo marito Eugenio, era molto meglio. Era bello farlo insieme al mattino, poi ho smesso di praticarlo regolarmente, ma adesso vorrei riprendere. La strategia è muoversi, mangiare bene, idratarsi e stare in un ambiente positivo.

Dal punto di vista emotivo, ho i miei figli. Loro sono la mia linfa vitale. Più passa il tempo, più mi accorgo di quanto siano fondamentali per la mia forza interiore. Non li ho mai abbandonati, sono sempre stati la mia priorità, anche durante i periodi più impegnativi della mia carriera.

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Tai chi Ascoltando di Me Stesso

Empatia e Resilienza: Motivazione e Passione

Ho iniziato come ricercatore, non medico, ma studioso di medicina, prestato alla medicina con dei risultati incredibili in campo farmacologico. Questa esperienza mi ha dato un metodo di studio che mi accompagna ancora oggi. Ho avuto la fortuna di lavorare con personaggi come Silvio Garattini e Alessandro Nobili, che mi hanno insegnato tantissimo. Poi c’è stata l’esperienza da nutrizionista, con un’idea originale sulla Piramide Calorica che è ancora in stand by, ma spero possa diventare la chicca della mia carriera.”

E la passione, perché questo lavoro è bellissimo. Essere medico di pronto soccorso è un lavoro spesso squalificato da tutti. Non sei né carne né pesce: gli specialisti ti vedono così. Ma la realtà è che, se lo fai bene, anche loro te lo riconoscono e vengono a cercarti. Per cui, nonostante le difficoltà e la pressione, non riesco a farne a meno. Questo è il mio posto, e continuerò a farlo finché potrò. Ora si può lavorare fino a settant’anni, io ne farò 60 fra qualche giorno e so che continuerò ancora per un bel po’!

Empatia e Resilienza in Prima Linea

Attraverso il racconto di Gianluca, emerge un quadro autentico e toccante del mondo del pronto soccorso, dove la tecnica medica si intreccia con l’umanità, e l’empatia diventa una competenza imprescindibile. La sua storia è un inno al coraggio, alla empatia e resilienza e alla capacità di vedere oltre la patologia per prendersi cura della persona nella sua interezza.

Nel prossimo e ultimo articolo ci concentreremo sul periodo Covid, un momento che ha messo a dura prova la capacità di resistere e di prendersi cura degli altri, spingendo i medici oltre ogni limite umano.

Alla fine, quello che resta davvero è quanto hai saputo ascoltare, capire e accogliere nel momento del bisogno.

Gianluca Macario

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Maria Adelaide Macario
Maria Adelaide Macario Pedagogista Digitale nel Lifelong Learning e Biografie Pedagogiche
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