Tassisti a Milano: Ogni corsa, Una Nuova Storia è la seconda parte dell’intervista a Fausto, tassista a Milano da 38 anni. Dopo aver attraversato il passato e il presente dei tassisti a Milano nel primo articolo – in cui Fausto ci ha raccontato la sua storia familiare e le trasformazioni della professione – in questa seconda parte ci immergiamo ancora di più nel cuore del mestiere. Se non hai ancora letto la prima parte dell’intervista, ti consiglio di partire da qui: 👉Tassisti a Milano: Due Generazioni al Volante si Raccontano
In questo articolo mi sono concentrata su ciò che non si vede da fuori, ma che è essenziale per chi ogni giorno lavora su quattro ruote: la formazione del tassista, i valori trasmessi, il rapporto con i clienti abituali e il modo in cui la tecnologia ha trasformato il lavoro. Fausto ci accompagna in un racconto sincero, dove nostalgia e realtà si intrecciano. Scopriremo cosa significa imparare questo mestiere, la sfida di mantenere il sangue freddo nel traffico caotico di Milano, la soddisfazione di creare legami con i clienti e la differenza tra l’essere tassista ieri e oggi.
Fausto non è solo un uomo che guida un’auto per mestiere. È un testimone di un’epoca, di un cambiamento sociale e professionale, di una città che si trasforma giorno dopo giorno. E le sue parole ci ricordano che ogni corsa racchiude una storia, ogni cliente lascia un segno, e che dietro ogni volante c’è un mondo fatto di esperienza, intuito e umanità.
Vi auguro una buona lettura!
Tassisti a Milano: A Scuola del Mestiere
Tuo padre ti ha trasmesso qualcosa che va oltre la tecnica del lavoro. Quali valori o principi ti porti dentro ogni giorno, grazie a lui?
Fausto: Mio papà mi ha insegnato la cosa più importante di tutte: mantenere la calma. Mi ripeteva sempre: “Nel traffico si perde facilmente la pazienza, ma un tassista deve sapere mantenere il controllo. Lascia perdere, anche se hai ragione“. Una lezione che mi ha salvato molte volte.
Un giorno ho caricato un cliente che lavorava nella selezione del personale. Chiacchierando, mi ha rivelato che una delle prove più importanti per valutare i candidati era osservare come si comportavano al volante. “Sai,” mi ha spiegato, “è nel traffico che viene fuori il vero carattere di una persona.” Questa frase mi ha fatto riflettere.
Ho sempre pensato che il modo in cui guidi racconta molto di te: pazienza, autocontrollo, capacità di adattarti. E forse è proprio vero. In tanti anni sulle strade di Milano, ho imparato che, essere tassisti a Milano, non è solo portare qualcuno da un punto A a un punto B, ma è anche una questione di equilibrio, di intuizione, di saper leggere le situazioni. E questo lo devo a mio padre.
Tassisti a Milano: Legami con i Clienti abituali
Hai mai stretto amicizia, legami particolari con i clienti abituali?
Fausto: Sì, qualche volta è successo. Alcuni clienti chiedono il numero privato per organizzare corse regolari, ma io non amo avere una clientela fissa. A parte che, teoricamente, non si potrebbe fare perché diventa noleggio con conducente. Però capita di rivedere spesso le stesse persone, magari perché abitano vicino o viaggiano sempre negli stessi orari.
Ad esempio, c’è una DJ di Radio Deejay che prendo spesso. Quando mi vede, si sente tranquilla perché sa che faccio la strada giusta, quella che preferisce lei. All’inizio mi ha dato fiducia, e ora ogni volta che capita con me si sente serena.
L’altro giorno, invece, mi è successa una cosa simpatica. Ero a Linate e chi ti trovo? Una comica milanese che avevo accompagnato un paio d’anni fa. Non l’avevo nemmeno riconosciuta subito, ma appena ho sentito la sua voce mi è tornata in mente. “Abitate ancora in via Sardegna?” le ho chiesto. E lei: “Ma che memoria!” Abbiamo chiacchierato per tutto il tragitto, ed era evidente che le aveva fatto piacere essere riconosciuta.
Essere tassisti a Milano significa anche questo: incontri casuali che, a volte, diventano piccole connessioni umane che restano nel tempo.
Tassisti a Milano: I Turni di Ieri e di Oggi
Mi hai raccontato dei turni con le banderuole colorate. Oggi come sono cambiati i turni? E cosa pensi di queste nuove regole?
Fausto: Guarda, una volta i turni erano chiari e funzionavano. C’erano sei turni principali, due al giorno, e più o meno riuscivi a soddisfare la richiesta dell’utenza, anche nei momenti critici. Certo, i problemi c’erano lo stesso, tipo quando arrivava un treno con 600 persone. Non puoi avere 600 taxi pronti lì, ma il sistema era più logico.
Adesso invece ci sono 2400 possibilità di combinazioni di turni, una giungla. Dicono che così migliora il servizio, ma per me l’hanno solo complicato. Prima c’era il “marziano”: una soluzione che permetteva ai fuori turno di lavorare solo in certe aree di alta richiesta, come Linate o la Stazione Centrale. Funzionava. Andavi, facevi il tuo lavoro e basta. Ora, con il turno libero, è un disastro. Puoi lavorare ovunque, ma senza un criterio preciso. Si perde tempo e non si riesce a organizzare bene il servizio.
Ecco perché tanti Tassisti a Milano rimpiangono il vecchio sistema: torniamo ai sei turni chiari. Era semplice e funzionava meglio, per noi e per i clienti. Ma chi prende queste decisioni non vive il mestiere, non sa cosa significa stare al volante tutto il giorno. Dovrebbero fidarsi di chi fa questo lavoro da anni, perché certe cose le capisci solo vivendole sulla tua pelle.
Tassisti a Milano Fausto 1998
Il Ruolo delle Speakers: tra Professionalità e Tecnologia
Torniamo a quelle signorine, le speakers che gestivano le chiamate. Quando è cambiato tutto?
Fausto: L’arrivo della localizzazione satellitare ha trasformato il lavoro dei Tassisti a Milano, cancellando il ruolo delle speakers che per anni avevano gestito le chiamate. La loro professionalità faceva la differenza: ricordo che, chiamavano le vie una per una: “Via Manzoni, via Manzoni!”. Ogni chiamata aveva un tempo assegnato. Alla prima chiamata rispondevi solo se potevi arrivare in 1-2 minuti, alla seconda in 3-4 minuti e così via. Se rispondevi senza essere effettivamente nei tempi, rischiavi la commissione disciplinare. Dovevi essere concentrato, conoscere le vie a memoria e calcolare in una frazione di secondo quanto tempo ti serviva per arrivare. Era quasi una gara, e solo chi aveva esperienza e velocità di reazione riusciva a prendersi le corse migliori.
Ora tutto è automatizzato. Il satellite assegna le corse in base alla posizione, senza margine di abilità o strategia. Per il cliente è sicuramente un sistema più regolare e giusto, ma per noi tassisti ha tolto quella dimensione di competenza che rendeva il lavoro più gratificante.
Ma i tempi cambiano, e bisogna adattarsi. I Tassisti a Milano oggi lavorano in un contesto completamente diverso, dove la tecnologia ha reso tutto più veloce, ma ha tolto quella dimensione umana e di abilità che un tempo contava davvero.
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La Formazione del Tassista: tra Studio ed Esperienza
Per diventare tassista esiste una vera e propria formazione?
Fausto: Non puoi improvvisarti tassista, devi studiare e superare un esame. Anch’io ho frequentato una scuola di sei mesi organizzata dalle associazioni di categoria. Oggi è un po’ più difficile rispetto a quando ho iniziato io a 23 anni, ma se studi, ce la fai.
Bisognava conoscere a memoria il regolamento e avere una base sulla storia di Milano. Non diventavi una guida turistica, ma dovevi sapere dire almeno due cose sui monumenti, giusto per fare bella figura con i clienti.
La parte più tosta era la toponomastica. Ti mettevano alla prova con domande tipo: “Un cliente sale in via Mac Mahon e si sente male, dove lo porti?” Dovevi sapere subito qual era l’ospedale più vicino. Oppure ti chiedevano un tragitto dettagliato, passo dopo passo, per esempio da Piazza Duomo alla Stazione Centrale. Non bastava una risposta generica, volevano tutte le strade in ordine preciso. All’esame mi fecero una domanda a trabocchetto: “Quante vie confluiscono su Piazza Bande Nere?” Per fortuna avevo studiato bene e risposi subito: “9, contando anche quelle chiuse.” Insomma, dovevi essere preparato.
Il rapporto con i clienti, invece, si impara sulla strada. Devi saper osservare e adattarti a ogni situazione. Una volta ho caricato un tipo strano, vestito di nero, occhiali da sole, senza dire una parola. Mi ha solo detto: “Corvetto.” Nessun numero, nessuna indicazione. Ho capito subito il tipo. Arrivati, ho fermato la macchina e ho detto: “Hai detto Corvetto, siamo qui. Scendi.”
Essere Tassisti a Milano è un mix di preparazione e intuito. La scuola ti dà le basi, ma è la strada che ti insegna davvero il mestiere. Ogni cliente è diverso, ogni corsa è una storia a sé.
Tassisti a Milano: Valore, Esperienze e Storie da Raccontare
Come ti sei sentito durante questa intervista?
Fausto: Un po’ nostalgico, lo ammetto. Parlare di questi ricordi mi ha fatto tornare in mente i primi anni di lavoro, le dinamiche con i colleghi, il rapporto con le speaker della radio. C’era un contatto umano diverso: ti chiamavano per nome, ti riconoscevano, facevano battute. Prima di iniziare il turno magari ci si trovava al bar per un caffè, e una volta alla settimana si usciva per una pizza tutti insieme. Ora è tutto più freddo, automatico. La tecnologia ha reso il lavoro più efficiente, ma ha tolto qualcosa di importante: quel senso di comunità che rendeva speciale questo mestiere.
Essere intervistato non è come fare una chiacchierata normale. Ti senti sotto pressione, cerchi di dire le cose giuste. Poi magari, quando rileggerò tutto, mi verranno in mente altri dettagli, altre storie che non ho raccontato. Ma questo è solo un punto di partenza.
Ogni esperienza di Biografia Pedagogica è unica. Accade spesso che, all’inizio, chi racconta si senta quasi sotto esame, perché non è abituato a riflettere così apertamente sul proprio vissuto. A volte c’è persino il timore di non trovare le parole giuste o di dire troppo. Ma è attraverso questo processo di racconto e di ascolto attivo che avviene qualcosa di speciale: emergono nuove consapevolezze, il passato assume un nuovo significato e si comprende meglio il proprio presente.
La grande potenzialità di questo lavoro sta nella trascrizione fedele del parlato del protagonista. E nel rileggersi, molte persone si riconoscono, si ritrovano e – cosa più importante – si piacciono nel proprio racconto. Perché vedere la propria storia scritta nero su bianco dà una nuova dignità ai ricordi, valorizza il vissuto e permette di dargli un senso più profondo.
Questa intervista con Fausto, tassista a Milano, è la prova di quanto un lavoro possa racchiudere storie, valori e cambiamenti profondi. Un racconto che non è solo personale, ma che diventa testimonianza sociale di un mestiere che, negli anni, ha vissuto trasformazioni, evoluzioni e sfide continue.
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