Tassisti a Milano: due Generazioni al Volante

Tassisti a Milano due Generazioni al Volante - Taxi di Emilio con la bachetta bianco barrato

“Tassisti a Milano: due generazioni al volante” è la storia di Emilio e Fausto, padre e figlio. Fausto, in questa intervista, ripercorre le tradizioni familiari, i cambiamenti di Milano e le relazioni costruite durante il suo lavoro.

Esperienzanarrata è sempre alla ricerca di persone autentiche che desiderano condividere la propria storia, donando così Valore alla loro esperienza di vita. In questo articolo, vi presento il vissuto di Fausto, mio cognato, che da ben 38 anni svolge il mestiere di tassista a Milano. La sua biografia non è solo uno spaccato interessante di questa professione, nata per rispondere ai bisogni della città, ma è anche un racconto di continuità familiare: Fausto, infatti, ha seguito le orme del padre dopo altre esperienze lavorative.

L’intervista è costruita seguendo l’approccio delle Biografie Pedagogiche, che preserva il tono emotivo e il parlato autentico dell’intervistato. Questo metodo permette a chi si rilegge di sentirsi autore non solo del racconto, ma anche dello scritto stesso.

Il lavoro della Biografa, in questo caso, è dare voce, con la scrittura, a chi si racconta.

Data la ricchezza dei contenuti, questa intervista è stata suddivisa in due articoli. Ti invito quindi a leggere anche la seconda parte, dove il viaggio nel mondo dei tassisti a Milano continuerà tra storie, memorie e cambiamenti.

Tassisti a Milano: Un Mestiere che diventa una Tradizione

Quando hai capito che avresti seguito le orme di tuo padre?
Cosa significava per lui fare il tassista e cosa ha significato per te raccogliere questa eredità familiare?

Fausto: Guarda, non c’è stato un momento preciso in cui ho pensato: “Ok, voglio fare il tassista anch’io.” Però, sin da piccolo, ero affascinato dalla macchina di mio papà, dal tassametro, dagli strumenti a bordo. Ai tempi, non c’era tutta la tecnologia di oggi. Per esempio, c’era una paletta di ferro colorata che si avvitava sul tetto per segnalare i turni: verde per il mattino, rosso per il pomeriggio e bianco per la notte. Mi divertivo a riconoscere i colleghi dai colori dei turni mentre ero con lui. “Quello lì è di mattina, quello lì è di notte.” Era un gioco, ma già allora mi sentivo attirato da quel mondo.

Crescendo, ho provato altri lavori, ma non funzionavano mai come speravo. Poi mio papà mi prospettò l’opportunità di provare a fare il tassista con lui. Era tutto più semplice allora: c’era la conduzione familiare. Il sabato e la domenica uscivo con la sua macchina. Per me era una gioia incredibile, come un gioco con una grande dose di responsabilità. Mio papà però era scettico. Mi diceva sempre: “Se prendi la licenza, devi tenerla per almeno cinque anni. Sei sicuro?” Lui non era convinto che avrei resistito, ma io lo ero. Amavo troppo questo lavoro.

Dopo un paio d’anni di collaborazione familiare, ho deciso di fare il grande passo e acquistare la mia licenza. Ricordo quando andai con mio papà a parlare con un signore che la stava vendendo. La macchina era improponibile, ma la licenza era perfetta. Così, a 23 anni, nel 1986, ho comprato una Renault 18. Era intestata alla società di un famoso cantautore dell’epoca, pensa te! L’ho dovuta far verniciare perché non era del colore giusto, ma da quel momento è iniziata la mia vita da tassista.

Questo lavoro è un po’ come un grafico della borsa: ci sono alti e bassi, ma alla fine il bilancio è positivo. Non ho mai sentito il bisogno di cambiare mestiere. Fare il tassista a Milano mi ha dato tanto, e tutto è iniziato grazie alla passione che ho ereditato da mio papà.

Fausto, (25/04/1972) a soli 9 anni, sale dal lato del guidatore sul taxi del papà. Le passioni nascono osservando, ascoltando, imparando e ‘respirando’ il mestiere fin da piccoli, fino a farlo diventare parte di sé.
Fausto 1972 a soli 9 anni sale dal lato del guidatore sul taxi del papà Le passioni nascono osservando ascoltando imparando e respirando il mestiere fin da piccoli fino a farlo diventare parte di sé
Fausto- 1988 Primo Taxi
Fausto 1988 Primo Taxi Renault 18

Tassisti a Milano: La Radio Taxi e le Sigle Familiari

Negli anni ’80 hai iniziato come tassista. Mi dicevi che tuo padre lavorava già, ma tu hai comprato una licenza diversa. Come avete gestito il lavoro insieme?

Fausto: Sì, ho iniziato nell’86 e, di fatto, siamo diventati colleghi. Era una cosa strana ma bella. Ci prendevamo in giro, quasi come se fosse una gara. Lui mi diceva scherzando: “Come fai a fare tutti questi soldi?” e io, ridendo, gli rispondevo: “Dai, papà, dormi troppo!” Lui lavorava con la sua tranquillità, alla vecchia maniera, senza troppi cambiamenti.

All’inizio mio padre non voleva saperne di Radio Taxi: “Io faccio il mio, non mi serve,” ripeteva. Ma io insistevo: “Guarda che ti cambia la vita!” Alla fine lo convinsi e gli diedero la sigla Tango 33, mentre io ero Tango 23. Tutto questo accadeva prima del 2000. Alla fine gli piaceva, anche se non lo avrebbe mai ammesso!

Quindi avevate una sorta di competizione familiare?

Fausto: Eh sì, una competizione simpatica. Lui all’inizio pensava che Radio Taxi fosse solo una perdita di tempo, ma poi si è reso conto che con la radio lavoravi meglio: meno chilometri, più corse, niente attese ai posteggi. Dopo, quando la radio aveva qualche problema o non funzionava, sembrava gli mancasse l’ossigeno! Insomma, si era abituato. Era bello, perché alla fine avevamo creato una sorta di squadra: Tango 23 e Tango 33, padre e figlio, ognuno con la sua macchina.

Mi sembra di capire che le Speakers della radio avessero un ruolo particolare.

Fausto: Certo! Erano la voce che ti accompagnava tutto il giorno e non avevano peli sulla lingua! Se sbagliavi, ti sgridavano subito: “Ma dove sei finito?” Oppure insistevano con corse che nessuno voleva prendere. All’inizio non ci facevi caso, poi capivi che erano quelle più impegnative. Ma alla fine entravi nella rete, ti chiamavano per nome o per sigla, creando un rapporto umano che oggi, con la tecnologia, è andato perso.

Ai tempi era tutto più alla buona. Mi ricordo il Bar Lux, vicino alla Stazione Centrale. I tassisti della mattina si trovavano lì prima di iniziare il turno per fare colazione insieme. Se c’era bisogno di taxi in fretta, le speaker telefonavano direttamente al bar: “C’è Alfa 90? Passamelo.” E via, partivano le chiamate. Era un altro mondo, più umano, più semplice. Oggi tutto è veloce, tutto è automatico. Ma quel calore, quelle dinamiche tra colleghi e operatori della radio, quei piccoli riti quotidiani… beh, quelli mancano davvero.

Tassisti a Milano non era solo una professione, ma un mondo fatto di relazioni, abitudini e piccoli dettagli che rendevano ogni giornata unica.

Tassisti a Milano: Il Taxi come Luogo di Storie e Relazioni

Hai raccolto storie, volti e momenti unici durante i tuoi anni al volante. Se chiudi gli occhi e pensi ai racconti di tuo padre e ai tuoi, quale storia o incontro ti ha lasciato un segno particolare, come uomo o come figlio.

Fausto: Oh, di situazioni ne capitano tantissime. Ogni corsa è diversa e può stravolgere completamente la giornata. A volte fai conversazioni leggere, parli del tempo, delle notizie del giorno. Altre volte, invece, ti trovi davanti a qualcosa di inaspettato: c’è chi sale in macchina e ti dice all’improvviso: “Corra, devo andare in ospedale, mio figlio sta male”. Oppure ti capita un cliente “fuori di testa”, che inizia a parlare senza senso. Devi saper gestire ogni situazione, adattarti al momento.

Mio papà mi raccontò di una corsa che non dimenticherò mai. Un tipo poco raccomandabile salì in taxi e, dopo un breve tragitto, chiese di fermarsi un attimo per comprare le sigarette. Scese dall’auto, lasciando sul sedile posteriore una pistola in bella vista. Mio padre non ci pensò due volte: la prese e la nascose in un giornale. Quando il cliente tornò, gli disse senza mezzi termini: “Ma sei matto? Lasci una pistola in giro?” Per fortuna non successe nulla, ma quella storia mi è rimasta impressa.

Un’altra volta, agli inizi del mio lavoro, mi capitò un episodio assurdo. Una signora salì in taxi con in mano un piatto di ravioli in brodo. Le dissi subito: “Signora, se mi sporca la macchina mi arrabbio”. Lei, senza scomporsi minimamente, mi rispose: “Devo mangiare”. Si mise comoda sul sedile posteriore e, come se fosse al tavolo di casa sua, iniziò a mangiare i ravioli. Io, per tutto il viaggio, controllavo più il retrovisore che la strada! Quando finì, si bevve pure il brodo dal piatto e poi, con tutta calma, lo infilò in borsa. Pagò tranquillamente e se ne andò, come se fosse la cosa più normale del mondo.

Essere Tassisti a Milano vuol dire anche questo: incontrare persone, raccogliere storie, assistere a momenti di vita unici e imprevedibili, che ti restano dentro per sempre.

Legami di Famiglia, Legami di Strada

C’è una sensazione che ti accompagna quando guidi, qualcosa che ti fa sentire parte di una tradizione familiare?
Se oggi tuo padre fosse accanto a te in auto, cosa gli diresti?

Fausto: Gli direi che i suoi erano tempi migliori. Ora il lavoro è più individualista, non c’è più lo stesso spirito di squadra. Mi piacerebbe averlo accanto almeno per un giorno, fargli vedere quanto è cambiata Milano.

Quando lui lavorava, si poteva girare ovunque: Corso Vittorio Emanuele, San Babila, Piazza Beccaria. Adesso è tutto pedonalizzato, pieno di restrizioni per i taxi. Troppe limitazioni, troppe corsie vietate. È chiaro che così diventa sempre più difficile offrire un buon servizio. Prima, forse, si guadagnava meno a corsa, ma c’era più libertà di movimento e si facevano molte più corse.

Mi ricordo il suo posteggio preferito, vicino al bar Le Tre Gazzelle, frequentato da belle donne. Era giovane, e gli piaceva stare lì. Oggi gli direi: “Guarda qui, non si può più fare. Guarda là, non si può più passare.” Mi immagino già i suoi commenti, il suo disappunto.

Però sarebbe bello poterlo portare in giro, mostrargli tutto quello che è cambiato e fargli vedere le cose che lui faceva ogni giorno e che oggi non si possono più fare. I tassisti a Milano oggi vivono un contesto completamente diverso rispetto a una volta, con nuove sfide e regole sempre più stringenti. Ma nonostante tutto, la passione per questo mestiere resta la stessa.

Essere Tassista a Milano: Un Ponte tra Passato e Futuro

Essere tassisti a Milano non è solo un mestiere, ma una vera e propria esperienza di vita. Ogni giorno si attraversano strade, si incontrano persone, si ascoltano storie e si assiste ai cambiamenti della città. Per Fausto, questa professione rappresenta molto di più di un semplice lavoro: è un’eredità familiare, un legame con il passato e un ruolo che continua a evolversi con il tempo.

“Per me, essere Tassisti a Milano è come essere un ponte: colleghi storie, persone e luoghi, lasci un segno e ti porti via qualcosa da ogni corsa.”

La memoria del mestiere passa anche attraverso i dettagli, come le auto che hanno segnato ogni fase della sua carriera. Tra tutte, la sua preferita è stata la Mercedes Station Wagon, un’auto affidabile, spaziosa e resistente, perfetta per il lavoro. Ma anche i colori dei taxi raccontano il cambiamento della città: dal verde e nero dei tempi di suo padre, al giallo degli anni ’80, fino al bianco attuale. Ogni epoca ha avuto il suo segno distintivo, così come ogni generazione di tassisti ha vissuto il proprio modo di stare sulla strada.

Tassisti a Milano due Generazioni al Volante Fausto - Mercedes 1991
Fausto 1991 Mercedes Station Wagon il suo Taxi preferito

Nonostante le trasformazioni della professione, la vera essenza del mestiere resta: incontri, relazioni e capacità di adattamento. Fausto ha vissuto in prima persona questa evoluzione tra nuove tecnologie e regole più rigide. Ma una cosa non cambia mai: l’esperienza e l’umanità che ogni tassista porta con sé

“Sai qual è la verità? Un tempo conoscevi tutti, colleghi, clienti abituali, perfino le speaker della radio. Ora è tutto più freddo, più veloce. Ma quando chiudo la portiera e riparto per la prossima corsa, sento ancora quello che sentiva mio padre: il gusto della strada, la voglia di fare bene il mio lavoro. Perché alla fine, tassista non lo fai. Tassista, lo sei.”

Questa è solo la prima parte del viaggio. Nel prossimo articolo “Tassisti a Milano: Ogni Corsa, una Nuova Storia”, entreremo ancora più nel vivo della storia di Fausto: scopriremo la sua formazione, i valori che lo guidano e gli episodi più incredibili vissuti dietro al volante. Quali sono le sfide di un tassista oggi? Come è cambiato il mestiere nel tempo? E quali storie si nascondono tra un tragitto e l’altro?.

🚖 Non perderti la seconda parte di questa intervista e scopri cosa significa davvero essere Tassisti a Milano!


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Maria Adelaide Macario
Maria Adelaide Macario Pedagogista Digitale nel Lifelong Learning e Biografie Pedagogiche
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