Vecchiaia e autonomia in Italia: tra solitudine e dignità

Vecchiaia e autonomia in Italia tra solitudine e dignità

Una domenica in RSA: quando ascoltare diventa una lezione di vita

In Italia la vecchiaia si affronta spesso da soli o in strutture per anziani che spogliano della propria identità: è possibile scegliere un’alternativa più dignitosa, autonoma e condivisa?

Una domenica mattina, in RSA dove vive mia madre, ho vissuto un momento che mi ha scosso.
Non per dramma. Ma per intensità.
Ero seduta accanto a lei e a un’altra ospite, entrambe tra gli 89 e 90 anni. Hanno iniziato a parlare del loro arrivo in struttura: una era entrata da quasi 9 anni, l’altra da sette.

“Eh… il tempo è volato”, hanno detto insieme. “Quando sono arrivata ero ancora in piedi, reattiva… ora guarda come sono ridotta,” ha sentenziato l’altra.

Le ho ascoltate raccontare delle loro vite: da madri, da mogli. Ricordavano con una devozione profonda i loro mariti, i sacrifici fatti, l’ammirazione e la reverenza con cui li guardavano.

Io, in quel momento, sprofondavo in silenzio.
A 28 anni decidevo di separarmi, dopo sette anni di matrimonio e un figlio piccolo. Quella forma d’amore che le loro parole richiamavano, in me si era spenta in poco tempo.

E mentre loro ricordavano il passato con fedeltà, io pensavo al futuro.
A come voglio arrivarci, alla mia vecchiaia.

Vecchiaia in Italia: i numeri e le strutture per anziani

Secondo i dati ISTAT 2024, oltre il 24% della popolazione italiana ha più di 65 anni. La nostra è una delle società più anziane d’Europa.
Ma siamo davvero pronti ad affrontare questa trasformazione?

Attualmente in Italia ci sono oltre 12.500 strutture residenziali per anziani (RSA, case famiglia, comunità alloggio), con circa 414.000 posti letto disponibili.

Le RSA accolgono soprattutto persone non autosufficienti, ma mancano ancora soluzioni pensate per chi vuole vivere gli ultimi anni in modo attivo e dignitoso.
E c’è un dato che parla forte: più del 49% delle donne over 75 vive da sola.

E chi si prende cura di queste persone?
Molto spesso sono figli, figlie, parenti o vicini che si trovano a gestire scelte complesse, logistiche ed emotive.
Chi oggi si prende cura di un genitore o di un parente anziano sa bene quanto sia difficile trovare un equilibrio tra rispetto, amore e necessità organizzative. Anche per loro, forse, è importante fermarsi e ripensare insieme cosa voglia dire accompagnare una persona nella sua ultima fase di vita.

Allora mi domando: ci stiamo preparando per tempo? O lasciamo che altri decidano per noi?

Noi, generazioni di mezzo: quale vecchiaia stiamo immaginando?

Io faccio parte di quella generazione che ha vissuto il passaggio.
Abbiamo visto i nostri nonni invecchiare in casa, con la famiglia vicina… ma viviamo in un mondo che oggi corre, in cui i figli sono lontani, le reti fragili, i legami sfilacciati.

Cosa faremo noi, nati tra gli anni ’50 e ’70?
Chi non ha un compagno o compagna, chi ha figli ma vive da solo, chi non vuole essere un peso… dove andrà?
Io non voglio trovarmi a dover “subire” una scelta. Voglio pensarci adesso.

Qualche anno fa con un’amica parlai di un’idea che ci sembrava semplice, ma rivoluzionaria: un Cohousing tra amici o persone affini, in un luogo bello, magari nel verde o vicino al mare.
Ognuno con la sua stanza o il suo mini-alloggio con bagno e angolo cucina. La possibilità di tenere con sé un animale. Zone comuni per i pasti, la socialità, le cure. E attorno, una rete di supporto professionale, discreta e rispettosa.
Un luogo dove non sentirsi ospiti, ma padroni del proprio tempo.

Questi modelli esistono già, come il Cohousing del Moro a Lucca o i progetti pilota nelle Marche e in Emilia-Romagna. Ma sono ancora pochi, poco noti, e spesso costosi.

Vecchiaia e autonomia in Italia tra solitudine e dignità cohousing

Non autosufficienza non significa perdita di identità

C’è un aspetto che sento profondamente e che voglio aggiungere a questa riflessione: la condizione di non autosufficienza fisica non dovrebbe mai significare la perdita della propria identità.

Oggi sempre più anziani hanno alle spalle una vita ricca, intensa, a volte persino straordinaria. Hanno studiato, viaggiato, lavorato in ruoli di responsabilità, costruito famiglie, progetti, comunità. Eppure, troppo spesso, quando il corpo rallenta, quando serve una carrozzina o un aiuto per vestirsi, queste persone vengono trattate come bambini.
Come se fossero “meno” solo perché non sono più autosufficienti.

Ma prima di vedere un Anziano, dobbiamo vedere la Persona. Chi è stata, cosa ha vissuto, quali passioni l’hanno animata. È qui che la pedagogia può offrire un supporto profondo, restituendo senso e stimoli adeguati alla storia di ciascuno, anche in condizioni di fragilità fisica.

Lavorare sull’identità, sulla memoria, sulla dignità adulta significa non lasciar andare chi invecchia, ma accompagnarlo con rispetto. E magari anche farlo sentire ancora capace di Trasmettere qualcosa, di Ispirare, di Esser-ci.

Una scelta da fare insieme, finché possiamo

Io non voglio decidere tutto da sola. Ma nemmeno lasciare che tutto succeda.
E tu?

Forse è tempo di parlarne, anche se fa paura.
Di mettere insieme le nostre idee. Di costruire visioni, prima che siano solo rimpianti.

Hai mai pensato a dove e come vorresti vivere la tua vecchiaia?
Con chi? In che modo? Che tipo di supporto desideri avere intorno?

📚 Vuoi raccontare la tua visione della vecchiaia?

In fondo, è questo che provo a fare ogni giorno con esperienzanarrata:
dare valore alle vite, raccogliere le storie, generare consapevolezza, anche nei momenti in cui il futuro sembra più incerto.
Raccontarsi non è solo memoria: è possibilità, dignità, continuità.

🎬 La memoria non ha età

Concludendo questa riflessione sulla vecchiaia e sull’autonomia, desidero lasciarti con un pensiero che accompagna il mio lavoro quotidiano:
non bisogna essere anziani per raccontare la propria storia.

La memoria è un ponte che collega generazioni, un gesto d’amore che dà voce a ciò che rischia di perdersi. Per questo ho ideato le Biografie Pedagogiche, un percorso in cui ascolto, curo, valorizzo le esperienze di vita di chi desidera lasciare traccia.

📽 Guarda questo breve video per scoprire di più:

Come pedagogista narrativa, ti propongo due possibilità:

🖋 Scrivere insieme la tua Biografia Pedagogica: un percorso per rileggere la tua vita e fare il punto, anche su come immagini il futuro.
📩 Oppure condividere un’idea o una testimonianza su come vorresti invecchiare, dove, con chi. Sto raccogliendo spunti per costruire nuove possibilità.

👉 Prenota un appuntamento oppure scrivimi tramite il sito: ogni storia può generare un cambiamento.

Se anche tu senti che è arrivato il momento di dare Valore alla tua Storia – o a quella di una persona cara – puoi leggere di più qui:
🌐 https://esperienzanarrata.com/memorie-familiari-di-valore-biografie-pedagogiche/

💛

Prevenire con cura, supportare con passione.


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