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  • Alleanza Familiare: Suocera e Nuora, quando è vincente?

    Alleanza Familiare: Suocera e Nuora, quando è vincente?

    Chiedersi se l’alleanza familiare tra suocera e nuora sia vincente è una riflessione autentica e pedagogica sul legame intergenerazionale tra donne. L’obiettivo non è negare le difficoltà, ma comprendere come superare i conflitti e creare nuove possibilità relazionali.

    Quando parlo di alleanza familiare, intendo una forma di cooperazione affettiva e relazionale tra generazioni — non un’assenza di conflitti, ma la volontà di affrontarli con rispetto e consapevolezza.

    C’è un filo invisibile che unisce donne di epoche diverse, spesso intrecciato tra silenzi, incomprensioni e attese.
    Quel filo passa, a volte, tra due figure: suocera e nuora.
    Un binomio che, nella narrazione comune, evoca distanze, ma che può diventare alleanza.
    Spesso questo legame viene raccontato attraverso stereotipi: rivalità, incomprensioni, diffidenza.
    Ma se provassimo a guardarlo da un altro punto di vista?

    Questo articolo nasce da una riflessione personale e professionale. E da una convinzione: anche tra differenze profonde può nascere un’alleanza educativa e affettiva, capace di rafforzare il benessere di tutta la famiglia.

    Lo so perché, nella mia storia, non è stato così.

    Alleanza familiare: Quando la Relazione si Complica

    Tra me e mia suocera c’erano più di 35 anni di differenza.
    Due mondi lontani, due storie segnate da epoche irripetibili: lei cresciuta durante il fascismo e nel dopoguerra, io nell’Italia post-femminista.
    Diversi i riferimenti culturali, l’educazione ricevuta, le abitudini quotidiane, perfino il modo di esprimere le emozioni.
    Eppure, eravamo entrambe donne. Entrambe madri.

    Non è bastato.
    Il peso delle famiglie d’origine, l’assenza di un compagno capace di fare da ponte tra noi, e la difficoltà a costruire una distanza sana e rispettosa hanno contribuito a incrinare la mia relazione coniugale.

    A rafforzare questa percezione non è solo la mia esperienza.
    La psicologa di Cambridge Terri Apter, in uno studio su 163 persone, ha rilevato che oltre il 60 % delle donne sposate considera la relazione con la suocera fonte di stress duraturo, contro appena il 15 % degli uomini.
    Un dato significativo, che evidenzia come questo legame femminile sia spesso il più teso e complesso tra le relazioni familiari.
    👉 Fonte: Leggi l’articolo completo di Terri Apter

    Ma il punto non è cercare colpe.
    Il vero nodo è l’assenza di strumenti per affrontare le differenze, e la fatica nel dare un nome alle emozioni che emergono quando generazioni, valori e visioni della famiglia si incontrano — o si scontrano.

    Alleanza familiare possibile? Sì, ma serve un cambio di sguardo

    Non tutte le relazioni tra suocera e nuora sono destinate al conflitto.
    Esistono anche forme di solidarietà silenziosa tra donne, capaci di generare fiducia e rispetto all’interno della famiglia, anche in modi inattesi.

    A volte, queste alleanze non si costruiscono tra suocera e nuora, ma attorno a loro: tra figure femminili adulte che, pur non essendo legate da vincoli diretti, si riconoscono nel desiderio comune di custodire un equilibrio familiare.
    Due donne che si ascoltano, si rispettano nei tempi e negli spazi, senza invadere.
    Quando si mette da parte il bisogno di controllo e si lascia spazio alla relazione, qualcosa si scioglie.
    E in quel clima più disteso, anche il legame madre-figlio, o nuora-suocera, può respirare meglio.

    Anche la ricerca lo conferma.
    Uno studio condotto da Christine E. Rittenour e Jordan Soliz (2009) ha coinvolto 190 nuore e ha rilevato che, quando la suocera condivide esperienze personali e adotta uno stile comunicativo autentico, si rafforza il senso di appartenenza familiare e si favorisce un clima di fiducia e complicità.
    Questo tipo di narrazione contribuisce a migliorare la soddisfazione relazionale e a promuovere comportamenti di supporto all’interno della famiglia.
    👉 Fonte: Communicative and Relational Dimensions of Shared Family Identity…, ResearchGate

    Alleanza familiare: suocera e nuora, quando è vincente? il gioco insieme
    Alleanza familiare: Suocera e Nuora, quando è Vincente? Attraverso equilibrio, complicità e fiducia

    Uno sguardo pedagogico: il contesto originario conta

    Ogni alleanza familiare si costruisce anche sulla base delle storie che ci precedono.
    Le immagini interiorizzate di madre, padre, donna e uomo influenzano profondamente i nostri legami, anche quando crediamo di essercene affrancati.

    Nella mia esperienza, ho osservato quanto le differenze educative e culturali tra generazioni — tra mia madre, figlia di una maestra emancipata, e mia suocera, ancorata a un modello più tradizionale — abbiano inciso non solo sulle loro relazioni, ma anche sulla mia, di coppia e di madre.

    Oggi molte coppie si definiscono paritarie, ma senza una riflessione sulle proprie radici, anche i legami più solidi possono vacillare.
    Riconoscere ciò che ci portiamo dentro è il primo passo per costruire un’alleanza familiare consapevole, capace di evolversi attraverso le differenze.
    Non serve a cercare colpe, ma a comprendere, scegliere e trasformare.

    👉 Ne parlo più approfonditamente in questo articolo su cosa significa sposarsi oggi, tra aspettative, differenze e possibilità di crescita condivisa.

    Perché l’Alleanza tra Donne è un Atto Politico e Pedagogico

    Sì, politico.
    Perché ogni volta che due donne si alleano — in famiglia, nella società, nella scuola — si crea uno spazio di cura che contrasta la logica della competizione.
    Un gesto silenzioso ma rivoluzionario, che cambia il modo di abitare le relazioni.

    Quando:

    • una suocera e una nuora scelgono di parlarsi invece che spiarsi,
    • si contengono con rispetto, anche senza somigliarsi,
    • si accettano senza giudicarsi

    non solo si rafforza la relazione familiare, ma si trasmette ai figli un modello di coesistenza possibile.
    Una testimonianza viva che l’amore — quello con la A maiuscola — non è solo nella coppia, ma anche nella qualità dei legami che la coppia sa custodire attorno a sé.

    ✏️ Cosa possiamo fare oggi?

    Per le giovani coppie.
    Chi è alle prese con l’arrivo di un figlio.
    Per chi vive in mezzo a dinamiche familiari complesse, o accanto a una suocera che sembra “difficile”…

    Ecco qualche spunto. Piccoli gesti, che possono cambiare il modo di stare insieme:

    🔸 Fai un passo indietro, e uno di lato.
    Osserva da dove vieni, prima di giudicare dove vuoi andare. Le origini non vanno negate: vanno comprese.

    🔸 Prova a nominare le differenze.
    Non per superarle a tutti i costi, ma per capirle. E magari accoglierle come parte del quadro.

    🔸 Proteggi la tua relazione di coppia, ma senza costruire muri.
    Puoi mettere confini, senza escludere. L’intimità non ha bisogno di isolamento, ma di verità.

    🔸 E se sei una suocera, scegli di raccontarti.
    Non imporsi. Raccontarsi, è un atto di fiducia: può ispirare più di mille consigli.

    “Le storie familiari che ci raccontiamo in famiglia non servono solo a ricordare, ma a ritrovarsi.”

    La Memoria Familiare come alleata

    Scrivere questo articolo è stato un modo per fermarmi e riflettere su un ruolo che oggi sento mio: essere suocera.
    Un ruolo nuovo, delicato, spesso frainteso.
    E come ogni ruolo che riguarda la famiglia, merita ascolto, confronto, possibilità.

    Mi sono accorta che tante coppie — soprattutto nei primi anni da genitori — si trovano a fare i conti con dinamiche sottili, faticose, a volte invisibili
    che affondano le radici nelle storie familiari, nelle aspettative, nei silenzi mai nominati.

    In queste pieghe invisibili si gioca spesso la possibilità di costruire un’alleanza familiare più autentica, fatta di ascolto, riconoscimento reciproco e rispetto dei confini.

    Nelle Biografie Pedagogiche che raccolgo con esperienzanarrata, spesso mi capita di incontrare storie “sospese” tra generazioni.
    Storie di donne che non si sono mai dette nulla, ma che si sono portate dentro per anni.
    Dare voce a quei legami, trasformarli in narrazione, è già un atto di cura.
    Perché ogni storia che condividiamo può avvicinarci un po’ di più.

    💬 E tu? Hai vissuto una relazione familiare complessa, oppure un legame che ti ha insegnato qualcosa?
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    Ti ascolto volentieri. Anche solo per iniziare a parlarne.

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  • Sposarsi Oggi: Tra Scelte, Promesse e Nuovi Legami

    Sposarsi Oggi: Tra Scelte, Promesse e Nuovi Legami

    Cosa significa sposarsi oggi? Una riflessione personale e professionale sul significato del matrimonio oggi, tra cambiamenti culturali e nuove forme di legame.

    Cosa significa Sposarsi Oggi, nel ventunesimo secolo?

    C’è un momento nella vita in cui, anche se sei madre, pedagogista, o donna già passata attraverso un matrimonio, ti ritrovi a riflettere profondamente su cosa voglia dire sposarsi oggi.

    Sposarsi oggi non è più un gesto scontato, né un obbligo sociale.
    In un tempo dove tutto cambia velocemente, anche il significato del matrimonio si trasforma: le forme sono molteplici, le aspettative diverse, le promesse forse più consapevoli, ma anche più fragili.

    Da pedagogista, da madre, e da donna che ha attraversato il matrimonio e un divorzio, ho vissuto da vicino una recente esperienza familiare che mi ha portato a riflettere profondamente su questo tema.

    Ho deciso di scrivere questo articolo partendo da un sentire personale, da emozioni che mi hanno attraversata nell’ultimo anno, in seguito a una scelta importante vissuta in famiglia: un giovane adulto che, dopo aver costruito una relazione stabile e matura, ha deciso di sposarsi e consolidare quel legame davanti al mondo.

    Senza entrare nei dettagli privati — per rispetto delle vite altrui — vorrei accompagnarti in un percorso narrativo e riflessivo che unisce sguardo personale, osservazione professionale e ascolto del presente.

    Quel ‘per sempre’ che oggi ha nuove forme

    Quando parliamo di matrimonio, spesso pensiamo all’immagine che ne avevano i nostri genitori: una cerimonia in chiesa, una promessa per la vita, ruoli familiari ben distinti e un percorso quasi obbligato.
    Ma sposarsi oggi è qualcosa di molto più ampio, fluido e personale.

    Oggi ci si sposa più tardi, oppure si sceglie di non sposarsi affatto. Le motivazioni cambiano, così come le forme: c’è chi sceglie il rito religioso, chi quello civile, chi una cerimonia simbolica.
    Accanto alle coppie eterosessuali, troviamo unioni tra persone dello stesso sesso, famiglie ricostituite con figli di precedenti relazioni. Sono convivenze che si fondano su un progetto di vita comune, più che su convenzioni sociali.

    Secondo l’ISTAT, i matrimoni civili rappresentano oggi circa il 60% del totale in Italia, superando quelli religiosi.
    Crescono anche le unioni civili tra persone dello stesso sesso, con 3.019 casi nel 2023 (+7,3% rispetto all’anno precedente), mentre un numero crescente di coppie opta per la convivenza stabile, anche con figli, senza contrarre matrimonio.

    In questo scenario, il significato di Sposarsi Oggi cambia: non è più soltanto un contratto o una forma da rispettare, ma una promessa da vivere, quotidianamente, con consapevolezza.

    Sposarsi Oggi: Tra Scelte, Promesse e Nuovi Legami.Ecco l’infografica che rappresenta le principali tipologie di unione in Italia oggi, in linea con il paragrafo "Sposarsi oggi". I dati sono ispirati ai report ISTAT e adattati per chiarezza visiva:
60% matrimoni civili
30% matrimoni religiosi
8% convivenze dichiarate
2% unioni civili tra persone dello stesso sesso (fonte: ISTAT 2023)
    Sposarsi Oggi: Tra Scelte, Promesse e Nuovi Legami: Ecco l’infografica che rappresenta
    60% matrimoni civili
    30% matrimoni religiosi
    8% convivenze dichiarate
    2% unioni civili tra persone dello stesso sesso
    ⚠️ Le percentuali sono semplificate per chiarezza visiva e non sommano al 100% perché rappresentano le categorie principali più evidenti. I dati ufficiali completi sono disponibili nei link ISTAT sopra riportati.

    Una madre single che accompagna da lontano

    Ci sono passaggi della vita che, anche se non ci riguardano in prima persona, ci attraversano dentro.
    Quando mio figlio ha deciso di sposarsi, non ho provato nostalgia, ma qualcosa si è mosso nel profondo. Non era malinconia, ma una domanda che affiorava con dolcezza: “Cosa significa oggi promettersi a qualcuno?”

    Io, il matrimonio, l’ho vissuto in un tempo molto diverso. Ero giovane, piena di convinzioni e desideri, ma anche figlia di un’epoca in cui certe scelte erano quasi un passaggio obbligato.
    Si seguivano percorsi tracciati, spesso senza chiedersi troppo se ci assomigliassero davvero. Anche l’amore, allora, aveva un’altra narrazione: era fusione totale, sacrificio, dovere.
    A distanza di anni, guardando a quella parte della mia vita, riconosco il valore e anche i limiti di quel modello.

    La separazione è arrivata quando ho iniziato a sentire il bisogno di ascoltarmi di più. È stato il momento in cui ho smesso di aderire a un copione e ho cominciato a riscrivere il mio modo di essere donna, madre, persona.
    Da allora, ho camminato spesso da sola. Non per scelta radicale, ma per un misto di pudore, timore, dedizione. Ho messo tutto ciò che potevo nel crescere mio figlio, cercando di non fargli mai mancare presenza e sostegno.

    Ed è proprio per questo che, oggi, il suo matrimonio lo sento come un passaggio anche mio.
    L’ho accompagnato con discrezione, senza aspettative, con rispetto.
    Non per dare consigli, non per essere coinvolta in ogni dettaglio. Ma per esserci.
    In silenzio, ma profondamente presente.

    Sposarsi oggi: un atto di libertà condivisa

    Ai tempi del mio matrimonio, era spesso la famiglia d’origine a organizzare tutto: la cerimonia, il ricevimento, perfino la lista degli invitati. Un passaggio sociale, collettivo, approvato dagli adulti.

    Sposarsi oggi, invece, è un gesto che nasce e si costruisce sempre più spesso dentro la coppia stessa.

    I giovani adulti vivono già fuori casa, convivono, hanno figli. Quando decidono di sposarsi, non lo fanno per accontentare aspettative familiari, ma per dare forma pubblica a una scelta già interiorizzata. Se invece vivono ancora con i genitori, il matrimonio è spesso sostenuto da questi ultimi solo quando i figli sono molto giovani o non ancora indipendenti.

    Nelle coppie dello stesso sesso o nei secondi matrimoni, il significato si fa ancora più consapevole: scegliere il luogo, le persone, il momento diventa un atto simbolico, che rende omaggio a chi ha sostenuto quella relazione, l’ha riconosciuta, l’ha custodita.

    Sposarsi oggi è questo: una scelta che ha il sapore della libertà.
    Una promessa che non pretende perfezione, ma responsabilità.
    E’ una festa costruita con chi c’è davvero. Non più solo zii e cugini lontani, ma amici intimi, fratelli del cuore, compagni di viaggio.
    Quelli che ci sono stati. E che ci saranno ancora.

    Sposarsi oggi: parole nuove per una promessa che cambia

    Oggi le promesse nuziali non sono più solo parole poetiche e sacre o religiose da pronunciare sull’altare.
    Sono spesso frutto di un cammino già condiviso, fatto di quotidianità, di esperienze vissute, a volte anche di figli già nati.
    Ci si sposa già cambiati. E questo non toglie valore all’impegno, anzi. Lo rende più vero.

    Lì dove un tempo si prometteva “per sempre” con l’ingenuità di chi crede che basti l’amore a sostenere tutto, oggi si promette “ogni giorno”, con la consapevolezza che l’amore ha bisogno di manutenzione.
    Di parole giuste, silenzi rispettosi, cura e attenzione.

    Cosa resta, allora, del matrimonio?
    Resta la Volontà, la Determinazione.

    Resta il desiderio profondo di dire: “Io ci sono. Per te. Con te.”
    Resta la scelta quotidiana di non fuggire. Di non dare tutto per scontato.
    Di esserci, anche nei giorni stanchi. Anche quando è più facile rinunciare.

    E forse, proprio in un tempo incerto come quello in cui viviamo, sposarsi oggi è un atto di fiducia radicale.
    Un modo per dire, senza troppe parole, nonostante tutto, io credo ancora nell’amore.

    Sposarsi Oggi: Tra Scelte, Promesse e Nuovi Legami: bouquet
    Sposarsi oggi: parole nuove per una promessa che cambia

    Essere testimoni silenziosi: il ruolo dei genitori oggi

    Tornando alla motivazione che mi ha spinta a scrivere questo articolo, voglio concludere così:

    In quel giorno speciale ho scelto di non essere protagonista, ma testimone silenzioso.
    Li ho osservati con amore, rispetto e dedizione. Con il cuore aperto a ciò che stava accadendo.
    Non ho rivissuto il passato, pur trovandomi accanto al padre di mio figlio.
    Invece ho provato una gioia profonda nel vedere nostro figlio, il frutto di quella unione, lì accanto alla donna che ha scelto per la sua vita.
    Ho accolto il presente con consapevolezza.

    E nel vedere nascere una nuova famiglia, mi sono detta che ci sono storie che meritano di essere raccontate.

    Perché ogni passaggio importante della vita lascia un segno.
    E quando abbiamo il coraggio di fermarci, ascoltarlo e narrarlo, quel segno può diventare luce. Per noi. Per chi verrà dopo.


    👉 Raccontare ciò che ha valore per noi: una scelta di cura, di amore verso se stessi

    Ci sono passaggi della vita che lasciano un segno profondo: matrimoni, nascite, separazioni, riconciliazioni, decisioni che cambiano il corso delle cose.

    Fermarsi a raccontarli, raccoglierli, custodirli… è un atto d’amore verso di sé e verso chi verrà dopo di noi.

    Le Biografie Pedagogiche sono uno spazio intimo e rispettoso in cui dare voce ai ricordi, ai legami, ai significati che spesso restano silenziosi. Un’occasione per riconoscere valore alla propria storia e trasformarla in memoria viva.

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  • Il Valore delle Fiabe che educano all’Immagine Creativa

    Il Valore delle Fiabe che educano all’Immagine Creativa

    Rosa Rita Formica ci accompagna nel mondo delle fiabe, tra creatività, memoria e immagini che educano. Una voce autentica che arriva dritta al cuore.

    Ho conosciuto Rosa Rita Formica nel 2008, durante un incontro tra pedagogisti. Da allora è nata un’amicizia preziosa, che si è intrecciata nel tempo tra vita professionale e personale. In questi 17 anni abbiamo attraversato cambiamenti, evoluzioni, nuovi inizi. Ma, come dico spesso, siamo cresciute insieme: confrontandoci, sostenendoci, anche da punti di vista diversi. Abbiamo scelto di coltivare questa relazione con cura, rispetto e stima reciproca.

    Con le Biografie Pedagogiche desidero dare voce a storie autentiche, capaci di lasciare un segno: racconti di vite vissute con intensità, che ispirano e aprono nuove prospettive. Pensare a Rosa Rita è stato naturale. Ho sempre ammirato il suo lavoro, la sua visione narrativa, il modo in cui trasforma la fiaba in un linguaggio educativo. Sono felice e grata di aver raccolto un frammento della sua esperienza, e di poterlo condividere oggi con rispetto e riconoscenza.

    Il Valore delle Fiabe che curano Educazione all'Immagine. Le due Amiche
    Il Valore delle Fiabe che curano Educazione all’Immagine. Amicizia e Pedagogia

    Le Radici della Narrazione

    Rosa Rita Formica: Oggi sono una donna di 58 anni. Sento di avere alle spalle un vissuto ricco, personale e professionale, un bagaglio che mi ha forgiata. Ma, allo stesso tempo, percepisco che quell’esperienza è lì, dietro di me: non nel senso che non conti più, anzi, ma come se fosse la base che sostiene il mio presente, mentre io mi apro con curiosità a tutto ciò che è nuovo, con lo sguardo di una bambina.

    Sono un’adulta con delle consapevolezze, certo, ma anche con un desiderio – più che un tentativo – di tornare bambina. E quindi accolgo con entusiasmo questa tua proposta, che in parte abbiamo già condiviso in altri modi, ma che oggi vivo con una gioia diversa. Per me l’entusiasmo è davvero il motore: è ciò che mi muove.

    Recuperare la creatività, lo spirito bambino, il contatto con la natura, la condivisione… sono questi gli elementi che oggi mi definiscono. Cerco sempre più di vivere in autenticità, di entrare in relazione vera con gli altri. Ma non è sempre facile. Per molto tempo ho cercato di mostrare solo la mia parte “a posto”, quella che funziona. Ora sto imparando, passo dopo passo, a portare anche le mie fragilità. Non è immediato, ma ci provo… perché ci credo.

    L’Origine della Scrittura: Fiabe e Filastrocche come Voce Interiore

    Rosa Rita Formica: Scrivere fiabe mi accompagna da sempre. Già da bambina mi venne naturale creare un piccolo libretto illustrato con le mie prime storie e disegni: lo conservo ancora oggi nel mio studio, e spesso lo mostro ai clienti quando propongo letture fiabesche. È un ritorno alle origini, al mio mondo parallelo.

    Scrivere, da piccola, era il mio modo per evadere da un contesto familiare severo, com’era comune in quegli anni. Le fiabe erano lo spazio in cui potevo giocare, trasformare, respirare.

    La narrazione è sempre stata una compagna, anche nel mio lavoro in ambito psichiatrico, dove ascoltare le storie delle persone era centrale. Una svolta importante è arrivata con la fiaba La Vecchia Igea e gli Amici del Bosco , scritta dopo la diagnosi di celiachia di mia figlia: è stata un modo affettivo e simbolico per affrontare insieme quella difficoltà. Da lì, la fiaba è diventata uno strumento anche nella mia genitorialità e, in seguito, nella mia professione educativa.

    L’Ispirazione quotidiana: quando sono le Fiabe a trovare Te

    Rosa Rita Formica: Hai toccato un tasto importante. Le fiabe non le cerco io: sono loro che trovano me. Arrivano nei momenti più impensati — quando sono immersa nella natura o, spesso, nel cuore della notte. Mi sveglio, prendo un taccuino e inizio a scrivere. Ormai mio marito lo sa: accendo la luce e annoto parole mentre tutto intorno è silenzioso. È come una connessione profonda con ciò che sto vivendo, con immagini che mi hanno colpita durante il giorno, con emozioni che mi attraversano o frammenti della mia storia.

    Scrivo per intuizione: qualcosa si manifesta, e in pochissimo tempo la fiaba prende forma, quasi da sola. È un pensiero divergente che si accende all’improvviso, un messaggio che chiede di uscire.

    Una fiaba del cuore

    Una fiaba a cui sono particolarmente legata è L’Aquila del giorno e l’Aquila della notte. Racconta di due animali simbolici per me: l’aquila e la civetta, che vivono in due mondi diversi — la luce e il buio — e si incontrano nel momento del passaggio, quando la notte cede il passo al giorno. Questo incontro avviene all’alba, il momento più luminoso della giornata. Nella fiaba, l’aquila della notte lascia spazio all’aquila del giorno: è come un passaggio di consegne.

    Il Valore delle Fiabe che curano Educazione all'Immagine l'Aquila del giorno e della notte
    Aquila del giorno e della notte

    Questa storia rappresenta profondamente il mio cammino personale: è il modo in cui ho imparato a riconoscere le mie ombre e a portarle in luce, senza rinnegarle. Non siamo solo luce o solo buio — entrambe le parti hanno un valore, e solo integrandole possiamo sentirci interi. Quei due uccelli, per me, raccontano l’essere umano nella sua totalità e la mia continua ricerca di equilibrio.

    L’illustrazione di questa fiaba, realizzata da mia figlia quando partecipai a un concorso, è diventata il simbolo della mia pagina Facebook Fiabe e racconti. Educare alle immagini creative. La tengo nel mio studio, proprio davanti alla scrivania. È lì, ogni giorno, a ricordarmi chi sono.

    Il Valore Pedagogico della Fiaba: un Ponte tra Mondi

    Rosa Rita Formica: È una domanda complessa, ma provo a sintetizzare. Per me la fiaba è un ponte relazionale. Se un genitore riesce a leggerla — o addirittura a scriverla — e un bambino ad ascoltarla o idearla, si crea una connessione profonda tra generazioni, tra grande e piccolo, tra mondo interiore e realtà. È un movimento affettivo, un traghettamento con un grande valore educativo.

    Entrare in una fiaba è come varcare la soglia di un bosco immaginario: non sai esattamente cosa troverai, ma qualcosa si muove, si scioglie. Le fiabe agiscono sui nodi interiori, su ciò che è rimasto inespresso, su ricordi lontani. E lo fanno con delicatezza, attraverso immagini e parole che toccano senza invadere.

    Per questo, spesso nei miei percorsi con i genitori chiedo: qual è la vostra fiaba interiore? Quella che vi ha accompagnato da piccoli? E come la riscrivereste oggi? È un modo per riscoprire radici, appartenenza, fiducia. Ogni famiglia custodisce una narrazione preziosa.

    Oggi, con gli albi illustrati, la forza della fiaba si amplifica: parola e immagine si intrecciano, diventando ancora più educative. Anche i Silent Book, senza testo, riescono a raccontare moltissimo. L’immagine educa la parola e la parola dà senso all’immagine.

    Penso, ad esempio, alla fiaba La Vecchia Igea e gli Amici del Bosco realizzata da AIC Lombardia APS. Il suo valore non è solo nella scrittura, ma anche nelle illustrazioni di Linda Cudicio, psicologa e arte terapeuta. Insieme abbiamo dato vita a una storia che ha parlato al cuore di molte persone.

    Le Fiabe come trasmissione di Memoria

    Rosa Rita Formica: Uno dei valori che sento più forti nella fiaba — ma anche nella narrazione in generale — è la capacità di custodire e trasmettere memoria. Nei miei percorsi invito spesso i genitori a recuperare le fiabe della loro infanzia: racconti tramandati, storie familiari che hanno lasciato un’impronta profonda.

    Come fai tu con le Biografie Pedagogiche, credo che ogni famiglia possieda un patrimonio narrativo prezioso, anche semplice, magari orale, ma capace di costruire appartenenza.

    Rileggere, riscrivere o semplicemente ricordare quelle storie diventa un atto educativo e affettivo: unisce passato e presente, adulti e bambini, e ridà voce a ciò che ci ha formato. Le fiabe, in questo senso, parlano a ogni parte di noi, a ogni età.

    Progetti in corso: Fiabe, Natura e Nuove pubblicazioni

    Rosa Rita Formica: In questo momento sto dedicando molte energie a Casa Gemma, il mio progetto di accoglienza a Cividale del Friuli. Nei mesi estivi accompagno famiglie e bambini con letture, fiabe, e a volte li invito anche a inventarne una. Abbiamo una piccola biblioteca con testi per bambini e genitori, anche in più lingue. Qualcuno arriva con i propri libri da casa, e spesso bastano le immagini a raccontare.

    A Casa Gemma c’è anche un personaggio simbolico: il Vecchio Nano Saggio. I bambini gli parlano, gli lasciano storie, lo coinvolgono nei loro giochi. È un modo semplice ma potente per alimentare la fantasia e sentirsi accolti.

    Il Valore delle Fiabe che curano Educazione all'Immagine - gnomo del giardino
    Il Vecchio Nano Saggio

    Sto lavorando alla pubblicazione di Birba Bir, una fiaba molto personale. Racconta di una bambina con un fiocco in testa e una gonna a pieghe, che sogna però di “sporcarsi” nel fango delle pozzanghere. Ama profondamente la Natura, da cui impara ogni giorno. Birba è un personaggio libero, istintivo — ispirato in parte ai protagonisti dell’autrice svedese Astrid Lindgren, come Pippi Calzelunghe, Emil e Vacanze nell’isola dei gabbiani, che ho amato da bambina.

    Accanto a questa storia, sto scrivendo Piccoli sassolini nel bosco: una guida poetica e pedagogica per vivere la natura con consapevolezza. Ogni “sassolino” è uno spunto per fermarsi, osservare, ascoltare. Il testo accompagnerà l’uscita di Birba Bir.

    Non smetto mai di scrivere: alcune fiabe restano nel cassetto, ma so che prima o poi troveranno la loro strada.

    Nuovi Linguaggi: la Scrittura oltre la carta

    Rosa Rita Formica: Beh, sì… anche se mi definisco un po’ “boschiva”, un po’ ribelle. Chi mi conosce lo sa: amo i boschi e le storie raccontate a voce bassa, vicino al fuoco. Ma resto estremamente curiosa — ed è proprio la curiosità che continua a salvarmi.

    Tutto quello che ho imparato sul digitale l’ho fatto da autodidatta. Quindi la risposta è: sì, perché no? Se trovassi una guida che mi accompagni, mi piacerebbe trasformare alcune fiabe in letture ad alta voce, podcast, magari anche piccoli video. Ogni linguaggio ha il suo valore e può diventare un modo nuovo per far arrivare le storie, per condividerle con altri cuori e altre menti.

    E poi, come ti dicevo, ho 58 anni ma continuo a sentirmi bambina dentro. Finché c’è curiosità, non si invecchia mai.

    Presenza Online: Autenticità, Ascolto e Semi di Bellezza

    Rosa Rita Formica: Uso i social in modo spontaneo, soprattutto Instagram e un po’ LinkedIn. Mi hanno permesso di incontrare persone e storie che hanno arricchito il mio cammino. Ma non scrivo per insegnare: se pubblico un pensiero è perché in quel momento lo sto vivendo.

    A volte qualcuno mi scrive: “Quella frase mi ha parlato”. E io rispondo: “L’ho scritta per me. Se ti ha toccato, forse stiamo attraversando qualcosa di simile”. Credo che la condivisione più autentica nasca così: senza forzature, con il solo desiderio di vicinanza.

    Cerco di non pubblicare contenuti pesanti. Amo la natura, la luce, i piccoli dettagli che sanno custodire bellezza. Una foglia, un colore, un’ombra: sono questi i semi che lascio, giorno dopo giorno.

    Se potessi lasciare un messaggio a chi mi incontra online direi: in ognuno di noi ci sono gemme preziose, a volte invisibili. Nulla è mai completamente conosciuto. Serve ascolto, pensiero divergente, voglia di scoperta. Perché ogni incontro, se vissuto con apertura, è sempre un dono reciproco.

    Una frase e una Fiaba per chi legge

    Rosa Rita Formica: In questo momento mi accompagnano due frasi che sento profondamente

    Lascia andare ciò che vuole andare. Rimani con ciò che rimane.

    Oltre i torti e le ragioni, ritroviamoci al di là.

    Parlano di accoglienza, di presenza, di possibilità. Sono piccoli fari che mi guidano quando tutto sembra confuso.

    Per me, la scrittura è sempre uno scambio. Ogni fiaba che nasce porta con sé un seme. E se trova accoglienza, può germogliare nel cuore di chi legge.

    Scrivere fiabe resta, ancora oggi,

    il mio modo giocoso e profondo per abitare il mondo.

    Alcune Pubblicazioni Fiabe Rosa Rita Formica

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    La vecchia Igea e gli amici del Bosco

    Biografie Pedagogiche: ascoltarsi, rileggersi, ritrovarsi

    Al termine dell’intervista, Rosa Rita ha pronunciato una frase che racchiude il senso più profondo di questo scambio:

    “Sono interviste che permettono di focalizzare un po’ dove sei. Parli a ruota libera, ma qualcosa si chiarisce, qualcosa di vero emerge.”


    Ed è proprio questo l’obiettivo delle Biografie Pedagogiche: offrire uno spazio per fermarsi, raccontarsi, ascoltarsi mentre si parla… e poi rileggersi con occhi nuovi.

    Quando pubblicate, queste interviste possono ispirare altre persone. Ma possono anche diventare un percorso privato e riservato, in cui la pedagogista accoglie il tuo racconto, lo trascrive, e te lo restituisce sotto forma di un testo scritto. Una volta riletto insieme, quel testo apre la strada a nuove consapevolezze, intrecci di senso e direzioni possibili.

    📌 Se senti che è il momento giusto per raccontare un tuo passaggio di vita, puoi prenotare un incontro con me nell’area appuntamenti del sito oppure cliccando qui:

    👉 Perché raccontarsi non è solo ricordare: è anche ritrovarsi.

    Prevenire con cura, supportare con passione.

#esperienzanarrata
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